lunedì 12 ottobre 2020

Fate una creazione matematica!

Finalmente il 24 ottobre si parte con la ricerca azione sulle creazioni matematiche: segnatevi la data e soprattutto se siete interessate iscrivetevi. Qui trovate tutte le informazioni utili http://www.mce-fimem.it/evento/fate-una-creazione-matematica/

L'intento del gruppo che si è costituito anche a livello nazionale nel MCE è di sperimentare delle modalità innovative di fare matematica ispirandosi al modello di Paul Le Bohec e alle ricerche più recenti in didattica della matematica.

Abbiamo un sito  https://creazionimatematiche.com  dove raccogliamo le documentazioni del lavoro svolto dagli insegnanti che dall'anno scorso partecipano alla ricerca. È in continuo aggiornamento. 


Nel sito c'è il blog dove scriviamo le idee che nascono dalla riflessione sui lavori svolti ed è spiegato il percorso didattico, anche questo in continua revisione perché le idee non mancano, una volta intrapresa questa strada da un'idea ne nasce un'altra.

È possibile interagire con noi attraverso i commenti agli articoli e alle pagine oppure scriverci direttamente attraverso il modulo di contatto https://creazionimatematiche.com/contact/.

Mi sembrava importante dare anche qui le informazioni sul nostro gruppo oltre a quel che potete trovare sul sito MCE http://www.mce-fimem.it/ricerca-didattica-mce/creazioni-matematiche/

La ricerca è grande e coinvolge persone da molti gruppi territoriali e anche persone singole interessate. Prende così corpo la mia idea di qualche anno fa di creare un gruppo all'interno del MCE che si prendesse cura anche della matematica come era un tempo, cercando di mettere in contatto le esperienze isolate che esistono all'interno del Movimento. Abbiamo iniziato con il Manifesto sull'insegnamento della Matematica che contiene i fondamenti e ora cerchiamo di mettere in pratica i principi espressi in quel documento lavorando tutti insieme ad un progetto innovativo. 


domenica 27 settembre 2020

Uno smartphone per documentare

Sono stata assente per tutta l'estate ma non vuol dire che non abbia fatto nulla... tanti lavori da concludere e la collana online RicercAzione del MCE da seguire con più costanza dal momento che ora ne sono incaricata ufficialmente. Comincio quindi da lì. Inserisco la bella videata che compare sullo Store di StreetLib cercando "Edizioni MCE" che è molto accattivante e dimostra che di lavoro se ne è fatto parecchio in un anno: 9 pubblicazioni.


La serie rossa sono attività da svolgere subito in classe, la serie gialla contiene anche un po' di teoria, la serie blu sono documenti o testimonianze del MCE che ci sembra valga la pena riprendere in mano.

Il lavoro continua perché i gruppi di ricerca del MCE non stanno mai con le mani in mano. Sono in preparazione altri titoli, alcuni sono già in uscita. Cerchiamo di intercettare le esigenze della scuola, degli insegnanti di tutti gli ordini scolari, e anche di valorizzare il lavoro di ricerca e sperimentazione che avviene in molti gruppi territoriali.

La riflessione che volevo fare oggi riguarda la documentazione: senza lo sforzo di molti insegnanti di documentare il loro lavoro queste pubblicazioni non potrebbero esistere. Ma come documentare?

Innanzitutto bisogna dire che la documentazione non serve solo per poter fare le riflessioni nel gruppo di ricerca ma soprattutto per quella personale di ogni insegnante sui percorsi didattici che propone agli allievi per ricavare elementi utili alla valutazione formativa. Questo uso della documentazione non è una novità ma siccome costa fatica molti insegnanti con cui lavoro cercano di aggirare l'ostacolo condividendo solo le sintesi, i risultati finali del lavoro svolto in classe, il quaderno, in sostanza. Questo non serve a molto. Se l'attenzione deve essere rivolta ai processi per poter aiutare gli allievi a superare gli ostacoli di apprendimento, occorre documentare i processi... raccogliere i loro prodotti, analizzarli con il nostro occhio e poi farli discutere agli allievi. È in questa interazione tra alunni e insegnante che si costruisce conoscenza.

Per documentare bisogna essere attrezzati. Quando si propone un'attività entriamo in classe con tutto il necessario ... lo smartphone. Questo oggetto che sta sempre nelle nostre tasche ci permette di fare tutto ciò che serve: foto, filmati, registrazioni audio. Usiamolo! Ogni documento creato è immediatamente condivisibile e se si crea un archivio nel cloud immediatamente tutto il gruppo di ricerca può avere la percezione di ciò che avvenuto e farsi delle domande o provare a ripetere la stessa esperienza.

Creiamo una struttura nel cloud che consenta di avere in tempo reale la documentazione di tutti i passaggi di un'attività, le cose che dicono e che fanno i bambini. Impariamo a non filmare i volti dei bambini, se non strettamente necessario, ma solo le mani, impariamo a girare in senso orizzontale lo smartphone quando filmiamo per avere la clip video in formato panoramico non in formato "fessura", scriviamo subito un breve diario di bordo per ricordarci le cose più importanti. Alla fine del lavoro fotografiamo tutti i protocolli mettendoci in un angolo con la luce naturale facendo attenzione a non creare ombre sul foglio. 

Con questi pochi accorgimenti avremo delle documentazioni impeccabili che potranno essere facilmente utilizzate ad esempio per la costruzione di un libretto della serie rossa. La difficoltà più grossa che ho avuto in questo periodo è stata reperire immagini di qualità. Non avere le immagini nel formato giusto e con la risoluzione sufficientemente alta (300 dpi è quella necessaria) fa perdere un sacco di tempo nel momento dell'editing.

La documentazione ci serve anche per le riunioni con i genitori, per renderli più partecipi del lavoro di classe, per far vedere i loro figli in azione. Se raccogliamo in un filmato le clip dei momenti clou dell'anno scolastico abbiamo la possibilità di mostrarli sia agli allievi sia ai genitori, con scopi diversi ma tutti ugualmente importanti.

Nel periodo della Dad avere uno smartphone e saperlo usare in questo senso ha permesso di superare molti ostacoli, di mantenere vive le relazioni e sfruttare i contatti per cercare le persone. WhatsApp è l'applicazione che ha sfondato in questo senso. È inutile andare a cercare cose più complicate. Molto spesso la soluzione più vicina a noi è anche quella più funzionale.


giovedì 25 giugno 2020

La nuova scuola della ministra

Ho appena letto questo articolo http://www.tuttaunaltrascuola.it/scuola-la-mia-proposta-al-ministro/
di cui evidenzio alcuni passaggi su cui mi preme intervenire ed eventualmente dibattere.

Il consulente della ministra, che si presenta come insegnante "innovatore" (ora in pensione come me...)  propone di costituire "una rete sperimentale di scuole senza voti né compiti, dove si sta all’aperto e dove si apprende per campi di esperienza» che, detto così, pare una cosa bellissima: chi non desidera eliminare i voti e i compiti, stare di più all'aperto anziché chiusi in un'aula, eliminare la rigidità dell'insegnamento per discipline separate, lavorare su campi di esperienza... ma ecco che subito sorgono i dubbi.

Comincio dal fondo.

1. Campi di esperienza. Che cosa significa "campi di esperienza"? Sono quelli citati nelle Indicazioni Nazionali per la scuola dell'infanzia (il sé e l'altro, la conoscenza del mondo...)? Nelle ultime Indicazioni si legge: "...i campi di esperienza vanno piuttosto visti come contesti culturali e pratici che “amplificano” l’esperienza dei bambini grazie al loro incontro con immagini, parole, sottolineature e “rilanci” promossi dall’intervento dell’insegnante". Quindi sembra che il campo di esperienza sia definito da un insieme di relazioni che in qualche modo facilitano l'esplorazione e la reinvenzione dei concetti, non è un agglomerato informe di esperienze ma qualcosa in cui i nessi tra i vari aspetti non sono frutto di associazioni logiche (adulte), della casualità o dell'improvvisazione; nel campo di esperienza i costrutti epistemologici delle discipline vengono esaltati e valorizzati.
O sono come i contesti di apprendimento di Matematica 2001 (scusate se cito sempre questa esperienza ma ovviamente per me è stata basilare!) "che fanno riferimento ad esperienze extrascolastiche già fortemente matematizzate nella vita di tutti i giorni" (es. scambi economici, temporalità esterna, rappresentazione dello spazio, ricette di cucina, giochi tradizionali (e di strategia) macchine ingranaggi...) all'interno dei quali la matematica (in questo caso) acquista significato anche agli occhi degli allievi e in cui è possibile sperimentare sia attività di modellizzazione sia attività di riflessione. Paolo Boero (a cui rimando) ha sviluppato intorno a questo concetto tutto il suo progetto didattico, che non riguardava solo la matematica ed era anche molto connotato ideologicamente, visto il momento storico in cui è nato.
O è qualcos'altro che andrebbe allora spiegato e/o ridefinito?

2. Outdoor education: ho seguito diversi webinar in questo periodo per capire meglio che tipo di didattica potesse nascere da queste proposte ma finora non ho capito che cosa concretamente si farebbe in questo ipotetico outdoor al di là di raccogliere foglioline e assemblarle per costruire dei bei quadretti (sto esagerando ovviamente!!!). Qualcuno ha spiegato veramente come si organizza concretamente un'attività outdoor, con quali obiettivi e con quali proposte e come le attività si inseriscano nel curricolo, quali conoscenze costruiscano e come? I bambini vengono a scuola per imparare non per "giocare in cortile". Io ho sempre praticato, appena possibile, la "mia" outdoor education perchè per fare scienze è indispensabile fare esperienze dal vero (non esperimenti da laboratorio! e non ero l'unica a saperlo e praticarlo, facevo riferimento ad un gruppo di ricerca!). I genitori dei miei alunni si ricorderanno di essersi autotassati (non tutti, se ricordo bene!) per acquistare un tavolone da mettere di fianco al nostro orto per poter osservare, raccogliere, curare, disegnare, studiare le piante e gli animaletti che si trovavano nel cortile della scuola. Quindi penso che outdoor education sia qualcosa di abbastanza chiaro nella mente di chi la propone perché l'ha sperimentata e sa dove porta e come si gestisce ... ma non mi sembra una novità, se non per l'uso di un termine inglese, e soprattutto non è qualcosa che si realizza da un giorno all'altro. Richiede formazione e fatica, anche tutoraggio continuo e la presenza di facilitatori, a quanto leggo sui siti che la propugnano. Forse è per questo che costano parecchio i corsi con i formatori e le scuole devono quindi essere molto motivate per aderire a queste reti. Ce ne sono altre dello stesso tipo che propugnano altre forme organizzative... è tutto un fiorire di idee... mi chiedo come mai!

3. No compiti. Questa mi sembra una cosa sensata se stiamo ragionando su una scuola a tempo pieno dove nel tempo scuola i bambini hanno modo di esercitarsi a livello individuale perché l'organizzazione scolastica comprende questi tempi anche con una gestione autonoma da parte dei bambini stessi (vedi il piano di lavoro di Freinet nel post Creazioni antivirus). Ma in una scuola che molto probabilmente sarà dimezzata come tempi (di aumentare gli organici non se ne parla!) mi sembra veramente poco realistico. In ogni caso volenti o nolenti i nostri alunni per imparare devono avere modo di mettersi alla prova a livello individuale, quindi devono sia studiare che fare compiti, se poi i compiti si debbano fare a scuola o a casa questo è un altro discorso.

4. No voti. Qui sfondiamo una porta aperta dal momento che il MCE, di cui faccio parte, ha avviato da anni la campagna Voti a perdere!!! Ma "no voti" non vuol dire "no valutazione"... altrimenti come facciamo a portare avanti un progetto formativo? Stiamo ovviamente parlando di valutazione formativa, l'unica che serve, e di autovalutazione. Quindi ci stiamo assumendo un onere molto più grande, quello di seguire passo passo il percorso cognitivo di ogni allievo e di monitorare i progressi attraverso una documentazione puntuale delle attività svolte e delle risposte che ogni singolo allievo è in grado di dare: ma chi brandisce questo slogan ne è consapevole? Ce la racconta così? O basta eliminare i voti per eliminare discriminazioni e tante altre problematiche?

5. Rete sperimentale. Ed ecco per concludere, ciliegina sulla torta, la trappola iniziale o finale a seconda di come si legge la proposta: tutta questa grande innovazione è solo per pochi. Dal momento che ho fatto parte di progetti di sperimentazione per tutta la mia vita (scolastica) e ancora oggi me ne occupo, so già che fine farà questa bella sperimentazione. Pochi eletti riceveranno fiumi di denaro per fare ciò che piace a loro. I risultati non li sapremo mai, il monitoraggio verrà fatto dai loro amici e le scuole continueranno a fare quel che facevano già prima con sempre meno risorse.

Fine della storia. Visione troppo cinica o di parte? Assolutamente sì. Ma questo è ciò che mi sento di dire ogni volta che ascolto queste proposte, con tutto il rispetto, sia chiaro, per chi porta avanti le sue idee sfruttando gli spazi che gli vengono offerti.
Purtroppo rimangono aperti i problemi veri: Chi farà la progettazione didattica e come la farà? Che cosa impareranno concretamente i bambini se i progetti non sono anche accompagnati da una chiara visione del contenuto delle discipline? Chi è capace di fare attività interdisciplinari dando agli alunni le conoscenze indispensabili per la loro emancipazione?

Parte del mio cinismo dipende dal mio lavoro. Faccio i conti quotidianamente con la richiesta di formazione sulla matematica e io stessa continuo a studiare e a formarmi nel mio nucleo di ricerca, gli insegnanti con cui lavoro sanno di non sapere (come anch'io so di non poter padroneggiare tutta la matematica...) e mi chiedono di spiegare i concetti più ostici che spesso incontrano per la prima volta, di aiutarli a progettare, di imparare come si fa a cogliere nei prodotti e nelle parole dei bambini ciò che sanno e ciò che stanno imparando, come si fa a interagire correttamente rispettando le idee di ciascun bambino e aiutandolo ad esprimerle... questa è una ricerca continua che non può essere delegata a persone esterne alla classe. O si fa insieme o non si fa.
Una formazione comune tra insegnanti e altri operatori è indispensabile per cambiare un po' la scuola. Ci sono esperienze di questo tipo a cui fare riferimento.
Ciò che non funziona è cambiare gli assetti organizzativi lasciando invariato tutto il resto.
E per favore non toccateci le Indicazioni nazionali....

lunedì 22 giugno 2020

Paul Le Bohec e le creazioni matematiche

Durante la Dad ho creato un sito dedicato alle creazioni matematiche
https://creazionimatematiche.com

Con un gruppo di insegnanti del MCE sto sperimentando il metodo naturale e in modo particolare le creazioni matematiche. Abbiamo anche ripubblicato nella Collana RicercAzione il libro di Paul Le Bohec "Il testo libero di matematica" per dare a tutti gli insegnanti interessati una base comune di partenza. Il libro é in formato eBook scaricabile da qui https://store.streetlib.com/it/paul-le-bohec/il-testo-libero-di-matematica


Quando l'ho letto diversi anni fa sono rimasta folgorata: era così semplice e nello stesso tempo così geniale! Da allora ho cercato in ogni occasione di esportare questa tecnica che ho subito messo a confronto con le esperienze che facciamo nel Nucleo di Ricerca di cui faccio parte. Ci sono molte assonanze... indubbiamente, anche se l'impostazione di Paul per certi versi risulta un po' datata è sicuramente un modo di lavorare stimolante per i bambini ma anche per l'insegnante... è una sfida continua.

L'unica soluzione, dopo aver letto il libro, era mettersi in gioco, provare... Devo dire che alcuni insegnanti con cui lavoro si sono resi subito disponibili. Un gruppo in particolare, a Milano, sembra aver colto meglio di altri il senso di questa proposta e ha condiviso molti materiali contaminando la tecnica di Paul con altre tecniche Freinet ad esempio la corrispondenza scolastica.
Questo modo di lavorare ha funzionato bene anche in Dad!

Fare creazioni e poi discuterle con i bambini è sempre molto arricchente, ci permette di cogliere l'essenza del loro pensiero matematico, di quello che hanno sviluppato fino a quel momento.
Ci auguriamo che altri si lascino coinvolgere e partecipino a questa nostra avventura che richiede una buona conoscenza sia della matematica che della sua didattica. Conoscere bene la matematica ad un livello non elementare è indispensabile per poter cogliere gli spunti offerti dai bambini attraverso le creazioni. Non è quindi un metodo da applicare in modo meccanico, con percorsi precostituiti o con manuali ed eserciziari ad hoc. È un modo di vedere la matematica che passa attraverso gli occhi e la mente dei nostri allievi.
Visitate il sito perché è ricco di sorprese, è un sito in continuo aggiornamento .... ho ancora diversi "pacchi" di creazioni da inserire...


sabato 11 aprile 2020

Sistema posizionale... che fare a distanza?

La "Pascalina" Zero+1 Quercetti è molto utile sia in prima che in seconda per ragionare sul sistema posizionale. Ma nel lavoro a distanza, se i bambini non la possono manipolare, bisogna ricorrere ad altro.

I bambini smontano e rimontano la pascalina per capire e spiegare come funziona.

Un gruppo di ricercatori francesi ha creato una e-pascalina utilizzabile sul computer. Bisogna andare su questo sito per avere le informazioni necessarie ad usarla (il sito è ancora attivo):

http://educmath.ens-lyon.fr/Educmath/recherche/equipes-associees-13-14/mallette/prototype-mallette/cahier-additionnner-avec-la-e-pascaline-cp

Scaricare il software Cabrì in versione gratuita per gli allievi come indicato in questa pagina

http://educmath.ens-lyon.fr/Educmath/cabri-elem-ife/telechargement-des-logiciels-cabri-edition-ife

e infine i quaderni con gli esercizi.
Non so se funziona ancora ma conviene provare. Mi sto attivando per capire.

Altrimenti ci sono dei contatori da usare online come questo:

http://www.shodor.org/interactivate/activities/NumberBaseClocks/

Su iPad trovate invece l'ottima app Posizionale:




Con tutte queste app l'attività più importante da proporre è chiedere ai bambini di usarla per comporre dei numeri e poi spiegare come funziona con un testo scritto su cui far confrontare un piccolo gruppo discutendo a viva voce tramite Zoom o Skype o Whatsapp.
Successivamente si propongono addizioni e sottrazioni sempre chiedendo qual è la procedura da seguire con la macchina. Spiegando come funziona i bambini prendono coscienza dei concetti matematici che incorpora. Bisogna però saper fare le domande giuste! E non trasformare tutto solo in un esercizio.
Un'attività molto semplice che si può proporre consiste nel costruire dei cartoncini con i numeri fatti in questo modo: il 10 è la base e poi sullo zero si sovrappongono le altre cifre formando così tutti numeri da 10 a 19. Cambiando la base e mettendo 20 il gioco continua.












Non ne spiego l'utilizzo, mi sembra intuitivo... bisogna però pensare a delle piccole situazioni problema interessanti altrimenti anche questo rimane un puro esercizio... magari qualche indovinello può aiutare.

Una piccola aggiunta: la costruzione di un contatore con il cartoncino.



Per lavorare sugli amici del 10 consiglio questo interattivo Ten-Frame in lingua inglese (le strutture linguistiche sono semplicissime e i bambini fanno anche un po' di pratica di L2!)
https://www.nctm.org/Classroom-Resources/Illuminations/Interactives/Ten-Frame/

Per i più piccoli esiste anche il Five-Frame con i numeri fino a 5.
Se volete cercare altri interattivi questo è un sito da esplorare con calma... ecco l'indirizzo della home:
https://illuminations.nctm.org
Le attività proposte sono validate dal NCTM (National Council of Teachers of Mathematics) associazione dei matematici americani.

Altri manipulatives si trovano su questi siti:
https://www.mathplayground.com/math_manipulatives.html
https://mste.illinois.edu/resources/
oltre al già nominato  http://www.shodor.org/interactivate/
https://www.mathlearningcenter.org/resources/apps

Molti di questi manipulatives sono diventati app da scaricare su tablet e smartphone.
Se vogliamo restare sul sistema posizionale troviamo Number pieces che ci ricorda i materiali del gioco del cambio.
Il bambino manipola i pezzi ed esegue i calcoli che gli sono stati assegnati (ha anche un tool per scrivere e annotare, evidenziare...) e poi può condividere il suo lavoro come immagine o con un link.


Se fate qualche esperimento... condividetelo scrivendo i vostri commenti o inviandomi i materiali prodotti.

Due filmati mitici...

Gli alunni della classe quinta della scuola primaria Lauro con la loro insegnante Paola Sgaravatto avevano scoperto il sito NXT Programs e da lì avevano preso spunto per varie attività di robotica con i kit NXT. Ecco come ne raccontano una.


"Eccoci pronti per "Le Piazze della Scienza"!!!! (Manifestazione che si teneva in Piazza fatta a Pinerolo nel mese di Aprile)

Dopo aver insegnato un po' di informatica ai nonni, abbiamo preparato robot e programmi per domenica 3 aprile (2011): come lo scorso anno, andremo in piazza a farli vedere!!!!

Abbiamo a disposizione 2 fantastici robot:

- uno tira calci ad una palla rossa, ma se vede quella blu torna indietro...non gli piacciono proprio!!!
Abbiamo trovato le istruzioni nel programma per Lego Mindstorms NXT, anche per la programmazione.

PallinaRossaBlu (questo filmato non è disponibile)

- l'altro non è proprio un robot...............è una fantastica chitarra elettrica!!!!!
Abbiamo trovato le istruzioni sul sito Internet "NXT Programs", l'abbiamo costruita abbastanza in fretta ed abbiamo inserito il programma per farla funzionare.





Ed ora....musica!!!




Che ne dite?


martedì 17 marzo 2020

Creazioni antivirus

La proposta che stiamo portando avanti da alcuni mesi di lavorare sulle creazioni matematiche si sta rivelando in questi giorni "senza scuola" come uno strumento per sviluppare discorsi matematici a partire dalle suggestioni che arrivano dai bambini stessi attraverso i loro prodotti.
Le maestre stanno creando palinsesti su bacheche virtuali come Padlet per dare una struttura al loro lavoro a distanza e non lasciare soli i bambini e le famiglie.
In queste bacheche le maestre di matematica stanno inserendo anche proposte di creazioni matematiche come punti di partenza per percorsi di senso collegati con le attività di classe che hanno preceduto la chiusura della scuola e danno quindi idealmente continuità a quanto viene proposta ora in forma virtuale.
Alcuni esempi di bacheche:

(Ins. Sonia Sorgato MCE Milano)


(Ins. Valeria Perotti MCE Piacenza)

Un aspetto importante su cui lavorare è la creazione del palinsesto settimanale cioè su come si possono integrare le proposte che arrivano da tutti gli insegnanti per dare loro coerenza.
E vediamo allora il piano di lavoro settimanale individualizzato di Freinet a Vence:
Figura 1
L'alunno a mano a mano che procedeva nel lavoro programmato anneriva la casellina corrispondente e il grafico con le valutazioni aiutava a prendere coscienza del proprio percorso personale, dei propri punti di forza e dei propri punti deboli.
Sulla nostra rivista Cooperazione Educativa dal 2020 prendono il via degli articoli presentano le varie tecniche Freinet alla luce del mondo attuale. Nel n. 1 troviamo un articolo di Enrico Bottero che entra nel merito di alcune di esse (l'immagine è presa dalla rivista).
"Lo strumento principale utilizzato da Freinet è il piano di lavoro individualizzato (figura 1). A partire da un programma generale delle attività definito dall’insegnante, l’allievo sceglie un suo piano di lavoro. Nel piano l’allievo si impegna a svolgere una o più attività con obiettivi definiti entro un certo tempo (in genere, una o due settimane). Naturalmente è necessario organizzare gli spazi e mettere a disposizione
gli strumenti necessari. Va anche individuato un momento specifico della giornata o della settimana da dedicare al piano. [...] «Il lavoro individualizzato ha senso solo se integrato con la vita sociale e cooperativa» scrive Célestin Freinet. Il ragazzo può dunque chiedere l’aiuto di un compagno. Questo aiuto può anche essere strutturato come attività specifica. In questo caso ogni ragazzo ha un tutor scelto tra i suoi compagni, anche di altre classi. Il tutorato costituisce un impegno per entrambi.
Al termine del periodo stabilito, con l’aiuto dell’insegnante ogni allievo si autovaluta utilizzando la scheda del piano definita in fase iniziale. Per ogni attività è formulata una valutazione secondo una scala informale: male, passabile, abbastanza bene, bene, molto bene. A fine settimana si costruisce un grafico che unisce i livelli raggiunti in ciascuna attività. Secondo Freinet, questa modalità servirebbe a evitare il senso di giudizio definitivo che porta con sé un voto. " (E. Bottero su Cooperazione educativa n. 1 2020 pp- 57-58)
Il MCE ha anche creato un blog in cui raccogliere le diverse proposte e iniziative delle scuole che si chiama "Senzascuola". Visitatelo e mandateci i vostri commenti.


lunedì 10 febbraio 2020

La logica del giusto/sbagliato

Ho appena terminato di commentare un lavoro svolto da un'insegnante che mi ha fatto riflettere su quanto sia inevitabile fare un salto di qualità nel nostro modo di insegnare mettendo da parte definitivamente la logica del giusto/sbagliato, soprattutto in matematica. Ciò che a me dopo più di trent'anni di lavoro con questa modalità risulta spontaneo,  non è invece scontato per tanti altri. Bisogna lavorare su di noi, sia sulla nostra concezione della matematica sia sui nostri metodi di insegnamento.
Nel Manifesto della matematica http://www.mce-fimem.it/ricerca-didattica-mce/manifesto-sullinsegnamento-della-matematica/ (redatto con alcuni compagni del MCE e in fase di revisione per giungere ad una versione più sintetica e più condivisa) abbiamo messo in evidenza come questa logica vada abbandonata, come l'errore sia un'occasione di imparare e un passaggio inevitabile per chi è in formazione sia esso insegnante o allievo.
Ma serve un metodo per gestire l'errore. Io lo trovo nel proporre la discussione matematica come punto centrale di ogni percorso. Sono curiosa di conoscere gli errori più delle risposte corrette perché sono questi che mi permettono di creare dibattito facendo emergere conflitti cognitivi tra gli allievi per trovare poi insieme a loro la strada per uscirne.
Io penso di avere imparato a gestire una discussione avendo come guida il lavoro di Bartolini Bussi &C "Interazione sociale e conoscenza a scuola"  https://www.comune.modena.it/memo/prodotti-editoriali/saperi-e-discipline/interazione-sociale-e-conoscenza-a-scuola-la-discussione-matematica
Ma anche per aver passato molto tempo a registrare e a sbobinare discussioni riflettendo poi con altri insegnanti e con esperti su quali fossero i punti critici, sulle domande che avevo trascurato di fare, su come avrei potuto fare meglio. Ben sapendo che non esiste la discussione perfetta ma disponendo di un materiale scritto su cui tornare a riflettere mi sembra che sia molto più facile accorgersi dei propri errori e tornare indietro, recuperando le cose che non abbiamo colto, nel momento dell'azione in classe, con rilanci successivi. Riascoltarsi è utilissimo e fa imparare. Discuterne con altri fa imparare ancora di più.

mercoledì 8 gennaio 2020

L'adozione alternativa al libro di testo

Uno dei 4 passi per il cambiamento della scuola lanciati dal Movimento di Cooperazione Educativa, di cui faccio parte, riguarda l'adozione alternativa. Ho fatto per anni l'adozione alternativa ma poi sono capitata in una scuola in cui l'adozione era stata abbandonata perché, dicevano gli insegnanti soprattutto di italiano, avevano già la biblioteca piena di libri e quindi non serviva più ed era sempre più complicata la procedura da seguire ecc. In realtà nel frattempo era anche cambiata la classe insegnante, certi entusiasmi che noi abbiamo vissuto e che ci hanno motivati per tutta la nostra carriera erano quasi del tutto spariti. Era subentrata, secondo me, una certa stanchezza, la mancanza di motivazioni per lottare, andare contro corrente che invece un tempo erano la regola anche a costo di essere etichettati come insegnanti politicizzati (comunisti, di solito...).

Anche io sono cambiata e sono diventata autrice di libri di testo con l'idea folle di riuscire a far passare nella scuola qualche contenuto innovativo anche attraverso questo strumento. Purtroppo la logica del mercato editoriale è diversa da quella che anima noi insegnanti che vorremmo essere considerati "innovatori", perché l'innovazione riguarda sempre una minoranza, spaventa i più e soprattutto non vende. A meno che si tratti di porre strumenti che evitino agli insegnanti di pensare e di spendere tempo per la progettazione didattica. Nella mia esperienza di formatore la maggioranza degli insegnanti che incontro purtroppo fanno parte di questa categoria: vogliono il lavoro pronto da portare in classe il giorno dopo, magari già corredato di materiale didattico. Per avere questo sono disposte anche a spendere... questo è "ciò che vende", quindi.

Per fortuna esiste anche la minoranza... quella attenta e desiderosa di imparare e pronta a modificare il proprio metodo di insegnamento anche se costa fatica. Su questi io faccio affidamento pur nella consapevolezza che il loro impegno e il loro lavoro sono una goccia nel mare...
La scuola pubblica però in cui tutti noi crediamo sta andando abbastanza a rotoli in generale e stanno fiorendo le scuole private, non più solo confessionali ma anche parentali, green e così via...  su questa moda ho molte perplessità ma non sono abbastanza informata per esprimere delle opinioni.

Torniamo quindi all'adozione alternativa.
Secondo me è importante confrontarsi su questo punto in un momento in cui sia l'offerta online sia quella cartacea sta prendendo direzioni molto variegate che alla fine creano molta confusione proprio negli insegnanti.
Ciò che mi preoccupa nel proporre ora l’adozione alternativa è la pratica didattica di cui ha bisogno e su cui secondo me mancano dei riferimenti soprattutto per quando riguarda le discipline scientifiche come la matematica. Non adottiamo il libro di testo e poi ci affidiamo ad eserciziari, fotocopie di schede scaricate da internet, pagine Facebook che suggeriscono materiali e ricette (non tutte da scartare, naturalmente), monografie magari bellissime ma inutilizzabili nel lavoro quotidiano perché i bambini non sono in grado di gestire questo tipo di materiale oppure molto più semplicemente perché aumentano il carico di lavoro dell’insegnante?

Se qualcuno mi fa degli esempi concreti di come utilizza una biblioteca scientifica in classe possiamo forse trovare nuove modalità che io sinceramente faccio fatica a individuare. Quando gli insegnanti mi dicono che adottano il libro di testo perché sono obbligate (da chi? dai colleghi? dal dirigente?) ma tanto non lo usano o fanno solo fare gli esercizi e poi vedo un quaderno pieno di fotocopie di pagine di Wikipedia che sostanzialmente ripetono ciò che sta scritto nella maggior parte dei sussidiari, mi viene da piangere.
Oppure diciamo che l’adozione alternativa, come è sempre stato nella realtà dei fatti, serve solo agli insegnanti di italiano, per avere dei bei libri da mettere in mano ai bambini. Già questo sarebbe un buon motivo, a mio avviso, per non adottare il libro di testo unico e spendere bene i soldi dei contribuenti. Ma forse uno sguardo anche al resto delle discipline non guasterebbe, soprattutto in un momento in cui dilagano le proposte che arrivano dal web e scegliere implica coerenza e soprattutto competenza disciplinare.
Chi ha idee ed esperienze le condivida inserendo il suo commento a questo post.

Forse, a chi si pone il problema, interesserà partecipare al

SEMINARIO

ADOZIONE DI LIBRI E STRUMENTI
ALTERNATIVI AL TESTO UNICO

PADOVA, sabato 4 aprile 2020
(luogo da definire)

promosso dal gruppo di ricerca del MCE che si occupa di questo problema. Informazioni più dettagliate sul sito del Movimento 
http://www.mce-fimem.it/evento/adozione-di-libri-e-strumenti-alternativi-al-testo-unico/